- Titolo: CANTI D'ORIENTE E D'OCCIDENTE
- Autore: CONTE GIUSEPPE
- Illustratore: 0
- Editore: MONDADORI
- Collana: LO SPECCHIO n° 0
- Anno: 1997
- ISBN: 9788804425182
- Pagine: 128
- Volumi: 1
"Canti d'Oriente e d'Occidente" è una raccolta in cui il poeta porta a maturazione elementi già presenti nelle sue opere precedenti. Nella prima sezione, ispirandosi ad autori persiani, arabi e turchi, sotto l'identità del poeta Yussuf affronta da una prospettiva assolutamente nuova temi come l'amore e la divinità e la provvisorietà di esistere. Nel "Carme ai Lari", ispirandosi liberamente al Foscolo dei "Sepolcri", dialoga con il proprio padre sulla sua tomba. In altri capitoli si concentra sulla ricerca formale, nel desiderio di reinterpretare e innovare l'endecasillabo tradizionale. Chiude il volume un poemetto su Bobby Sands, il patriota irlandese morto in carcere nel 1981 in seguito ad uno sciopero della fame.
In questi Canti d'Oriente e d'Occidente Giuseppe Conte presenta nuovi e potenti sviluppi del suo lavoro poetico, pur nella piena coerenza con il cuore e le motivazioni profonde delle sue opere precedenti. Il rapporto poesia-mito e l'attualizzazione del mito attraverso voci e figure di epoche e culture diverse riappaiono dagli incanti orientali della prima sezione fino all'emozionante ballata conclusiva dedicata a Bobby Sands, il patriota irlandese che mori per sciopero della fame. Momento centrale del libro è lo splendido carme foscoliano Ai Lari, un dialogo con il padre scomparso che si trasforma in una vera e propria discesa nell'Ade. Di fronte alla «verità della morte», con il conforto degli estinti, una sola tensione deve prevalere: «voler essere / in tutto, varcare ogni confine / insorgere contro la voragine / d'immobilità, tenebra, terrore». Poiché Conte è comunque alla luce che si volge, alla luce di cui si sente figlio, e alla grandezza, agli spazi, alla molteplicità prodigiosa dell'esistente: anche di fronte al «buio» versato sul nostro secolo, come dice nei successivi testi, d'impronta civile, dal «potere di sterminio» dell'ideologia e della tecnologia. Una straordinaria apertura tematica regge questo libro, nel quale sono peraltro di assùluto rilievo l'originalità e la varietà stilistica, e la ricerca di una metrica che assecondi il tono, che scandisca il canto, come avviene nella reinterpretazione dell'endecasillabo del carme Ai Lari. In altri componimenti, invece, un movimento magmatico - che riesce a coinvolgere una serie impressionante di situazioni, figure, ricordi, pensieri - si realizza nel dilatarsi di un verso dall'andamento whitmaniano. Canti d'Oriente e d'Occidente è dunque un'opera quanto mai vitale e composita, attraversata da un sentimento dell'esistere che si esprime in un mutare incessante di colori, dall'ombra profonda alla luce. Ma nella sua sostanza variabile, nella diversa natura delle sue accensioni, dei suoi accenti, si impone una forza che di continuo si alimenta, un'energia poetica che si rinnova a ogni capitolo appassionando il lettore.